Così scrive Mario Calabresi su LA STAMPA

Pietro Ferrero aveva ereditato dal padre due talenti: la riservatezza e l’amore per l’innovazione. Era una persona molto garbata, quasi schiva, che non amava mettersi in mostra come gli avevano insegnato i suoi genitori. In tempi di esibizionismo, è sempre stato il credo di famiglia, la discrezione è la cifra vincente e Pietro era un campione in questo. Ma il suo non apparire non significava sfuggire il contatto umano: era gentile, si fermava a salutare tutti i dipendenti e i collaboratori, rispondeva immediatamente alle mail, alle telefonate e aveva la capacità di stare in silenzio ad ascoltare.

Essere figli di un uomo geniale non è facile, si può essere vittime della competizione o cercare strade lontanissime per evitare paragoni e confronti. Pietro Ferrero invece aveva trovato un equilibrio sano nel rapporto col padre Michele. Una dinamica che era stata costruita grazie alla mediazione della madre Maria Franca, la donna che ha sempre tenuto la famiglia legata e ha garantito l’armonia nell’azienda.

Di fronte al padre, Pietro ascoltava, non cercava mai di avere l’ultima parola, ma non per questo aveva rinunciato ad avere le sue idee, a essere un innovatore, a progettare la Ferrero del futuro. Non in contrapposizione ma in continuità, con l’idea che la cosa giusta da fare fosse solidificare i successi del padre per poi dedicarsi ad allargare i mercati possibili.

Anzi, era un vulcano di idee, lanciava continuamente nuove sperimentazioni, provava decine di prodotti cercando di capire le peculiarità di ogni Paese. Guardava al mondo di oggi ma soprattutto a quello di domani come ad un sistema pieno di nicchie da soddisfare. Negli ultimi anni puntava con attenzione il continente americano, soprattutto il Sud e il Brasile. Aveva la certezza che i prodotti dolciari «Made in Alba» avrebbero fatto breccia in ognuno dei nuovi grandi bacini di consumatori che sono nati sul pianeta.

Insieme al fratello, gli piaceva raccontarlo, si interrogava anche sul fisiologico calo estivo di produzione e consumi che caratterizza ogni azienda produttrice di dolci e cioccolato. I fatturati potevano benissimo permettersi un trimestre di maggiore calma, ma Pietro si era convinto che anche in estate la Ferrero potesse fare una parte da protagonista assoluto. Era la sua scommessa sul futuro, quella a cui dedicava molta parte della sua creatività e che gli faceva sorridere gli occhi.

Le altre due sue passioni erano quelle che legano i suoi ultimi istanti di vita: la bicicletta, su cui saliva appena aveva un momento libero, ovunque si trovasse, e il Sud Africa. Pedalava in modo serio, regolare e su lunghe distanze, con una grande capacità di soffrire la fatica. L’Africa invece era il luogo dei sogni, ne amava gli spazi, i colori e di Cape Town apprezzava la forza dell’Oceano e il clima sempre incerto. Era la sua dimensione ideale.

La sua scomparsa a meno di cinquant’anni è un destino terribile e contro natura: lascia non solo una moglie e tre bambini piccoli ma anche i genitori che lo avevano cresciuto, insieme con il fratello, per passar loro il timone di qualcosa che vivevano non come
un’azienda ma come un’estensione della famiglia. Di fronte a questo dolore, può sembrare strano e inaspettato quando si parla di uno tra gli uomini più ricchi del mondo, Michele Ferrero si rifugerà nella preghiera.
Per lui la devozione alla Madonna è superiore ad ogni cosa e lì proverà a trovare la forza di cui ora ha bisogno una famiglia prima che un’azienda.

 

 

Un altro sito commenta la notiza in questo modo: 
"SIAMO UN SITO CHE "NAVIGA NEL NEGATIVO", TRA MASCALZONI E MALEFATTE, MA OGGI VOGLIAMO DEDICARE L’APERTURA A PIETRO FERRERO, A UN INDUSTRIALE CHE POTEVA SCRIVERE SUL SUO BIGLIETTO DA VISITA DI NON ESSERE MAI COMPARSO SUI GIORNALI, DI NON AVER MAI DATO FIANCO A UNA CRITICA Né DI AVER MAI RICEVUTO POMPE STAMPA PER LA PUBBLICITà SUI GIORNALI, Nè DI AVER PARTECIPATO A TALK SHOW O CONVEGNI POLITICI, VOLATO AI CARAIBI O SVACANZATO A PORTO CERVO AL FIANCO DI BUNGA-GIRLS O ATTRICETTE. NIENTE: HA SOLO LAVORATO E BICICLETTATO- 
A MICHELE FERRERO, L’UOMO PIù RICCO D’ITALIA, TOCCA ORA LA PIÙ DURA DELLE PROVE CHE POSSA CAPITARE A UNA PERSONA: SOPRAVVIVERE ALLA MORTE DI UN FIGLIO"