Mentre l’Italia è presa in discussioni e polemiche riguardo processi, leggi ad personam, crimini irrisolti, misteri e altre notizie a cui il popolo italiano è stato ormai abituato e assuefatto, altrove in un Paese di cui si sente parlare solo per i suoi migliaia di immigrati e non per altre notizie, l’Africa, ci propone una buona notizia che è segno di tenacia, voglia di cambiamento, impegno.

In Nigeria, uno dei paesi più importanti, dal punto di vista economico in particolare, arriva un segno di vera opposizione alle tante ingiustizie che non fanno notizia e che non smuove l’opinione pubblica. Lo scorso metà aprile, in Nigeria appunto che ricordiamo essere una federazione di 36 stati, si sono svolte le elezioni presidenziali in cui si vedevano contrapposti:

Goodluck Jonathan : cristiano, originario di Bayelsa, sud del paese, 53 anni, di etnia Ijaw (minoritaria nel paese), laureato in veterinaria, finisce in politica nel 2005, dopo una serie di coincidenze fortunate e dopo che il governatore di Bayelsa viene indagato per corruzione.
Jonathan che era vice governatore, si ritrova alla guida della regione. Diventato vice presidente, finisce alla guida del Paese nel 2009, quando Umaru Musa Yar’Adua muore.

E

Muhammadu Buhari: musulmano, generale di ferro in pensione, 69 anni, di etnia Fulani, originario dello stato di Katsina, al confine con il Niger. Il 31 dicembre 1983, con un colpo di stato, si impone alla guida del Paese. In passato si è distinto per atti violenti e
contro i diritti umani, in nome del rigore.

Ha vinto Goodluck con il 57% dei consensi contro il 31% ottenuti dal suo avversario: una vittoria così netta non è bastata a frenare le violenze nel più popoloso e ricco di petrolio Paese africano (150 milioni di abitanti).

Tre paiono le sfide tanto difficili quanto urgenti:

1. avvicinare il nord musulmano al sud cristiano.
Le tensioni mai risolte fra nord e sud, fra musulmani e cristiani, le grosse differenze economiche delle due aree del paese, offrono di certo terreno fertile. Tre bombe sono esplose il giorno di Pasqua in una stazione degli autobus e in un hotel nella città di Maiduguri, nel nord est del paese, provocando morti e feriti. Fonti della polizia attribuiscono l’attacco alla setta islamica estremista Boko Haram, che significa “educazione occidentale vietata”.
Da anni i miliziani di Boko Haram sono responsabili di una serie di attacchi a chiese cristiane e stazioni di polizia nel nord del paese, oltre a eclatanti assalti alle carceri per liberare gli affiliati imprigionati.

2. la battaglia alla corruzione.
Dagli anni 50 la Nigeria avrebbe incassato 600 miliardi di dollari  ed è impossibile sapere quanti di questi siano stati sottratti dall’élite al potere. Un esempio recente: nel 2007 Jonathan diviene governatore al posto del suo capo quando questo viene rimosso per riciclaggio; poco tempo dopo anche sua moglie viene indagata per l’esportazione illegale di 13 milioni di dollari.

3. le riforme economiche e una gestione più trasparente e corretta delle rendite petrolifere.
Jonathan proviene da una famiglia del delta del Niger, regione da dove viene estratto il 90% del petrolio nigeriano e quasi tutto il gas naturale che serve alla regione e non solo. E’ in questa regione che i ribelli già nel 2006 sottoscrissero un’amistia grazie proprio ad un suo intervento ed ora rivendicano una maggiore partecipazione ai ricavi energetici.

Punti importanti messi in programma che mirano ad un cambiamento radicale. Dopo anni di estreme difficoltà questo paese sembra voler dare una svolta al proprio futuro cercando la via attraverso un rappresentante laureato in veterinaria capitato per caso in politica e portare anche allo sviluppo etico, morale e umano un paese che oggi soffre ancora per gli sbagli e problemi antichi, possiamo intuire, è un’impresa delicata, difficile e pericolosa. 

L’esempio di Goodluck Jonathan (cognome che oltretutto significa “buona fortuna”) deve ispirare anche noi giovani a osare e sognare in grande.

Alcune delle grandi imprese, e dei grandi imperi, alcune delle più grandi rivoluzioni e invenzioni della storia sono state fatte da persone non sapevano chiaramente cosa stavano facendo  e perché e soprattutto erano viste dagli altri come dei pazzi.


Steven Jobs, uno dei pochi pazzi della nostra era avrebbe ripetuto le parole dette in una lezione fatta all’università di Harward: “Giovani siate affamati e siate folli”. Affamati di giustizia, folli nelle idee.