Peter Lenz, Shoya Tomizawa, Daijiro Kato, Marco Simoncelli.

Quattro uomini, una passione condivisa. Non solo nomi, non solo bei ricordi, non solo campioni, non solo bravi ragazzi, ma qualcosa di più. Testimoni di qualcosa di più.

Una passione che ti prende tutto, che non ti lascia un attimo di respiro, sempre avanti, sempre più forte, sempre alla ricerca del giro perfetto… l’emozione di sentire l’aria sparata in faccia, che ti scompiglia i capelli, che ti fa sentire in rombo della vita sotto un motore 250 tirato al massimo. Consapevole di avere una passione che ti chiede anche di rischiare. E tu dici “ si, mi fido, posso farcela” anche quando senti la moto scivolare sull’asfalto e anche se “ti caghi un po’ sotto ma poi rotoli e senti che tutto è andato bene e allora tiri un sospiro di sollievo” la voglia di risalire su quella che è diventata la tua migliore amica , la moto, ti assale di nuovo e riparti di nuovo al 100%.

Questo è l’insegnamento che ho avuto da questi quattro ragazzi. Una vita vissuta consapevoli del rischio, pronti ad accettarlo sperando che “non tocchi mai a te” ma sempre pronti a dare tutto e non avere paura. Anzi averla che così quella vena di prudenza rimane dentro e ti fa scalare la marcia quando il semaforo diventa arancione.

Chi oggi ha una passione così? Anche nello sport abbiamo degli esempi di uomini e donne tenaci, forti pronti a tutto nel nome di qualcosa che senti dentro.

Come un fuoco che brucia e tu non puoi spegnere ma solo alimentare.