MOTHER EARTH IS SAD

 

Decidere quali azioni saranno da attuare per agire in una determinata area (i diversi Stati) per un preciso periodo di tempo (2015-2100): ecco quale grande responsabilità ha l’uomo oggi a Parigi alla COP 21. Da queste decisioni uscirà una nuova Europa, una nuova economia, una nuova politica, una nuova mentalità.

 

 

L’ambiente è per definizione ciò che circonda l’uomo; è un insieme di elementi attivi, omogenei ma diversi che si influenzano a vicenda e che sono il frutto di un’azione che giunge prevalentemente dall’esterno. Allo stesso modo, ma in maniera più puntuale, il paesaggio è definito da numerosi geografi europei come l’esito delle azioni attuate dall’uomo nel corso del tempo in un’area definita.  COP21 è un progetto ecologico, cioè un progetto che prevede una interrelazione importante tra gli organismi e l’ambiente che li ospitano. Gli organismi cioè gli enti e le istituzioni, i governi, e anche NOI siamo chiamati a capire con quali azioni proseguire, con quali atti agire all’interno del nostro Stato, della nostra Regione, della nostra vallata, città o paese che sia, per dare un futuro alle generazioni a venire. 

L’indifferenza e l’ignoranza non sono motivazioni che permettono una giustificazione a partire non da oggi, ma da ieri. 

Le ripercussioni sul clima sono evidenti, sono percettibili, sono visibili. L’annullamento delle stagioni e gli eventi climatici catastrofici sono solo la punta più visibile delle conseguenze di uno sviluppo attuato da capi di Stato, politici, imprenditori che non hanno pensato al futuro dei propri figli ma alla soddisfazione di sé. “Oggi siamo ad un punto di svolta”. Il presidente Obama come il presidente dello sviluppo interno francese Laurent Fabius hanno ripetuto più volte questo dato di fatto.

I 195 delegati provenienti da tutto il mondo sembrano avere quasi raggiunto l’ obiettivo comune ovvero trovare un accordo per contenere al di sotto dei 2°C l’innalzamento del riscaldamento terrestre. Mancano pochi giorni al termine dei tavoli di lavoro e una parola si insinua tra gli articoli giornalistiche delle maggiori testate: possibile.

La Corea del Nord l’ha capito e si è posta capo fila nella riduzione massiccia delle Co2. Sì avete letto bene. La Corea del Nord, un piccolo stato a confine con la Cina che vive continue tensioni interne sociali, apre la via della speranza e così molti altri Stati stanno definendo un traguardo sulla riduzione delle emissioni.  

Non è più il tempo delle sole parole perché i cambiamenti hanno già lasciato cicatrici, distruzione e scie di morte. Non è più il tempo di promesse e di impegni non mantenuti. E’ tempo di fare scelte coraggiose, è tempo di guardare meno alle sole occasioni di crescita derivate dallo sfruttamento delle risorse. Qualcosa si sta muovendo a Parigi, è vero, ma iniziamo anche noi da casa a fare delle scelte responsabili.