Che l'Italia fosse uno dei paesi più tradizionalisti e conservatori d'Europa non era certo una novità ma che addirittura si infervorasse tanto per l'espressione data all'Inno di Mameli lo scorso 31 gennaio dal musicista, questo sì, fa corrugare la fronte.

Il fatto: Il 31 gennaio al Gobetti di Torino, in occasione della serata “Fratelli d'Italia”, un appuntamento pensato per omaggiare i 150 anni dell'Unità d'Italia, si sono esibiti sul palco del teatro diversi musicisti tra cui Allevi che ha eseguito l'Inno di Mameli. Tutto in regola se non fosse che l'Allevi, con il suo brio, la sua energia e la freschezza di un giovane talentuoso, ha diretto il pezzo guidando l'orchestra sinfonica della Rai in un'esecuzione vivace e marziale, seguendo il testo originale di Mameli e Novaro.
Ed ecco che scoppia la polemica. 

Commenta Gian Luigi Zampieri, direttore d’Orchestra e docente al Conservatorio di Musica «L. Refice» di Frosinone :”...Allevi è la peggior espressione del progetto di mediocrizzare il concetto di musica colta, un falso modello per i giovani che studiano musica dentro e fuori dai Conservatori, un ostacolo abnorme per chi opera, insegna, agisce nelle istituzioni musicali con serietà, preparazione e cultura”. Ma è qui lo sbaglio. Perchè Allevi non ha stravolto il testo originale bensì gli ha dato vigore e estro.
Il professor Giorgio Pestelli spezza una lancia a favore del musicista dicendo: “la Rai  non gli ha chiesto di dirigere “Il Trovatore” o la “Quinta” di Beethoven, ma le due pagine dell’Inno di Mameli che l’Orchestra può suonare anche da sola; e lo ha scelto per il suo nome popolare anche in ambienti a me sconosciuti, mentre se ne avesse incaricato un “giovane e solido direttore italiano di belle speranze” la risonanza dell’avvenimento sarebbe stata senza dubbio minore. Per cui da questo punto di vista utilitario e commerciale la scelta della Rai non mi è sembrata riprovevole, né tanto meno umiliante per gli altri eccellenti musicisti italiani che sanno come farsi stimare con le loro sole qualità».

Incredibile come un fatto legato all’inno Italiano abbia avuto un così forte risalto mentre altre notizie “meno appetitose”, come per esempio le 8000 persone che muoiono ogni anno attraversando la strada, 25% delle quali falciate sulle strisce pedonali, rimanga nel silenzio e nell’indifferenza.

 

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