TERZA TAPPA TOUR de FRANCE

La prima volta di Farrar nel ricordo di Weylandt
Il vincitore sulle braccia ha due tatuaggi, il primo è una frase tibetana: «Pace interiore». Il secondo: «Felicità per tutti»

REDON - È sempre la terza tappa, sempre di lunedì: il 10 maggio 2010 Wouter Weylandt vince al Giro d' Italia la sua prima grande volata. Il 9 maggio di un anno dopo il belga muore, cadendo nella discesa del Passo del Bocco, verso Chiavari. Ieri il suo migliore amico, l' americano Tyler Farrar, ha fatto centro per la prima volta al Tour, come aveva promesso il 10 maggio scorso, quando aveva lasciato il Giro, devastato dal dolore per la morte di WW Special. Il ragazzo di Seattle, belga d' adozione («Sono arrivato lì a 17 anni»), celebra la festa nazionale del suo Paese, entrando fra le stelle dello sprint con un dolore strisciante: dopo la volata, vinta su Feillu e Rojas, con il pessimo Cavendish solo quinto, Farrar forma una W con le dita: «L' ho fatto per Wouter - spiega con gli occhi lucidi -. Non cambia niente, ma è per dire che non lo dimentico e che volevo questo successo anche per ricordarlo. Vincere al Tour è una sensazione fortissima: avevo raccolto tanti piazzamenti e sognavo di sbloccarmi. Gli ultimi due mesi però sono stati terribili. Dopo aver lasciato il Giro ho passato un periodo difficile. Poi mi sono detto che dovevo tornare a correre al mio livello. E avere Hushovd, un campione del mondo in maglia gialla, che ti tira la volata è il massimo: non potevo sbagliare». Dicono che Farrar sia troppo buono per diventare un boss delle volate. Sugli avambracci ha due tatuaggi: il primo è una frase tibetana che vuol dire «pace interiore». Il secondo è scritto in un antico idioma buddista e significa «Felicità per tutti». Non esattamente le insegne di un guerriero: «Ci sono sprinter che hanno bisogno della rabbia interiore per vincere. Io vinco quando sono felice. E sono felice quando sono me stesso, in armonia con gli altri». Tyler da un paio di anni si fa aiutare anche da una psicologa per restare tranquillo nei momenti chiave e per aumentare l' autostima: l' americano sta a Mark Cavendish un po' come Kaká sta a Rooney, l' atleta di Cristo al «bad boy». E nel giorno di Farrar in effetti l' inglese dell' isola di Man alimenta la propria fama: prima si fa declassare (assieme a Hushovd) per scorrettezze nello sprint intermedio. Poi nel finale combina un mezzo disastro: la sua squadra, con quattro uomini, monopolizza gli ultimi chilometri, ma nella fase decisiva (ai meno due) Cav ingaggia un duello inutile e dannoso con l' odiatissimo ex compagno André Greipel, perdendo di vista il proprio treno.

Complimenti al giovane Tyler ed apprezzabile la generosità nel gesto del campione del mondo Husvod!

Il 21 maggio abbiamo mandato questo invito alla Leopard, la squadra di Wouter Weylandt: Leopard_Wouter_Wylandt.pdf